Fino alla fine dell’800 il latte delle nostre stalle viene malamente impiegato. Lo si utilizza, infatti, dopo accurata scrematura, quasi esclusivamente nell’alimentazione umana e nell’allevamento di vitelli e maiali. Solo un’esigua quantità di esso è destinata alla caseificazione, la cui approssimazione però dà un prodotto difettoso, che tra l’altro non si sa ancora come conservare, per cui deve essere consumato subito.
Durante gli ultimi decenni del secolo vengono finalmente risolti tutti i problemi relativi alla caseificazione e alla conservazione del formaggio e questa importante innovazione ha un immediato e positivo riscontro nell’economia rurale delle nostre genti, che da sempre vivono dei frutti della terra.
Antonio Piccolotto (Toni Mat – 17.01.1825 + 30.12.1907), facoltoso commerciante lentiaiese, fiuta immediatamente l’affare e nel 1884 apre a Lentiai una latteria privata. Acquista il latte dagli agricoltori locali e produce formaggio, burro e ricotta, che poi smercia sui mercati zonali e veneziani.
Il Caseificio viene in seguito affidato al figlio Angelo (16.02.1869 + 08.01.1932), che nel 1906 lo trasferisce in un nuovo ambiente, appositamente costruito in Via Ugo Bassi, oggi Via dei Martiri 61, in prossimità del ponte di Bardies. Il nuovo locale viene costruito con tutti gli accorgimenti del caso, salvo quello della refrigerazione del latte e dei suoi prodotti. Non esistendo ancora strumenti tecnici idonei, bisogna escogitare qualcosa di più concreto delle solite e semplici finestre aperte. Viene scavato allora un cunicolo rettangolare, che partendo dai locali destinati alla conservazione dei prodotti caseari, passa sotto la sede stradale e sbocca nel porticato della trattoria di Vittorio, consentendo così il continuo flusso di aria corrente fredda. L’espediente si rivela azzeccato e insuperabile!
Nel 1923 Angelo, la cui salute comincia a destare qualche preoccupazione, decide di smettere l’attività. Autorevoli esponenti della comunità lentiaiese, sull’esempio di Ronchena, Stabie e Colderù, si accordano nel rilevare l’avviata azienda del Piccolotto e nel dare vita ad un autonomo caseificio sociale cooperativistico.
Verso la fine dell’800, e certamente in concomitanza con quella di Toni Mat, sorge a Bardies una Latteria Sociale in casa di Francesco Largura (Checco). La casa passa in seguito al figlio Giovanni e da questi al figlio Ruggero, attuale proprietario. Nella cantina sopravvivono tuttora le vasche refrigeranti ad acqua corrente. Della Latteria di Bardies è stato possibile reperire soltanto un diploma rilasciato dalla Camera di Commercio ed Arti di Belluno in data 12.06.1898, con il quale le viene assegnata la “Menzione onorevole di 1° grado e Lire 100” Troppo poco per farci un’idea precisa di questo caseificio. Certamente esso deve funzionare e produrre bene, se in così breve tempo riesce ad ottenere un lusinghiero riconoscimento.
Si ha motivo di ritenere che dopo la guerra 1915-18 la Latteria di Bardies incontri serie difficoltà a riprendersi. L’iniziativa lentiaiese di mettere in piedi una Latteria Sociale suggerisce agli allevatori bardiesoti di unirsi ai vicini e di costruire insieme un complesso produttivo solido e di certo avvenire. Nasce in tal modo la nuova Latteria Sociale di Lentiai-Bardies. Tra il 1924 ed il 1926 viene costruita la nuova latteria, quella tutt’ora esistente, e dal 1° ottobre si fa formaggio in essa.
Negli anni '50 l'agricoltura locale subisce un calo pauroso a causa dell’emigrazione, che svuota famiglie e paesi. La Latteria di Lentiai si trova ora a gestire un avvenire incerto. Rimangono gli anziani, quasi da soli, a coltivare in qualche modo la terra, grazie anche all’ausilio dei mezzi meccanici. Ma la montagna si spopola, le casere rimangono chiuse, il bosco invade le distese prative.
Nel giro di pochi anni la nostra verde e dolce montagna perde completamente il suo antico ruolo economico. Lentamente le ministalle chiudono, lasciando il posto a pochi allevatori specializzati, che tuttavia producono quantità di latte superiori al passato. Ma la scomparsa delle piccole stalle porta alla chiusura delle latterie periferiche. Il latte ancora prodotto in questi luoghi viene raccolto e lavorato a Lentiai, che in tal modo assicura la propria continuità.
Negli ultimi anni, grazie ai contributi della Regione Veneto e della Comunità Montana Bellunese (ora Unione Montana Valbelluna), è stato possibile apportare alla latteria delle radicali ristrutturazioni, sia all’interno che all’esterno di essa. La completa sostituzione dei macchinari consente ora di disporre di modernissime caldaie riscaldate non più a fuoco di legna, ma a vapore. Nonostante tutte queste migliorie, rimangono immutati la lavorazione del latte e dei suoi prodotti, oggi particolarmente ricercati per la loro antica e rara genuinità.