Il punto di partenza dell’itinerario è Passo Croce d’Aune, che si raggiunge da Pedavena o da Sovramonte percorrendo la statale 473; qui si può lasciare eventualmente l’auto. Da Croce d’Aune, seguendo il Troi della Zeccona, si arriva sul Col Melon (v. itinerario 12 – Croce d’Aune per la descrizione dettagliata).
Il cammino procede in discesa lungo la rotabile per circa 500 metri. Si continua la discesa lungo la via principale, fiancheggiata da un affioramento di Scaglia Rossa, dove la disposizione ordinata degli strati crea l’effetto visivo di un muro a secco. Compiute un paio di curve e giunti in corrispondenza di una terza, si devia a sinistra lungo una strada sterrata che conduce ad alcune casère.
Si procede quindi nel bosco ricco di faggi e frassini; il tracciato è piuttosto ripido, mentre il fondo rossiccio presenta qualche sporgenza rocciosa. Sempre mantenendo la direzione, si seguita a scendere fino ad un rimboschimento di abete rosso; la presenza del castagno lascia però intuire che, in un passato non troppo lontano, l’assetto dell’ambiente era diverso.
In breve giungiamo ad un nucleo di edifici rustici: la stalla-fienile è quello che ha conservato maggiormente l’aspetto tipico, dove l’utilizzo di trovanti in porfido crea sulla muratura un caratteristico effetto cromatico. Scrutando verso nord, attraverso le fronde dei larici, si intravedono ancora una volta le Vette e la valle incisa dal torrente Porcilla.
L’itinerario prosegue in discesa, sorprendendoci ogni tanto per qualche particolare, come la presenza di una zolla di terreno tappezzata di morbidi muschi e felci dei generi Polipodium e Asplenium. Man mano che ci si abbassa, il bosco si arricchisce sempre più di specie arboree che colgono le differenti condizioni del suolo e del clima: vi sono aceri, faggi, betulle e abeti, ma anche pioppi e salici, che necessitano di maggiore umidità, e infine ciliegi, castagni e noccioli, che tradiscono un legame con le attività dell’uomo.
Un ultimo tratto di mulattiera con fondo sassoso compatto ci guida all’incrocio, dove la strada del Col Melon si stacca dalla statale 473. Ci troviamo nel punto più basso dell’itinerario (719 m s.l.m.) e dobbiamo risalire per circa un chilometro lungo la statale in direzione di Croce d’Aune. Malgrado la leggera salita, il percorso è piacevole perché offre begli scorci paesaggistici sul versante orientale del M. Avena, su Croce d’Aune e sulle Vette. Accompagnati dalle tabelle che segnalano il perimetro del Parco, raggiungiamo il suggestivo Pian d’Avena. Oltre ad un’area attrezzata per il pic-nic, presso Villa Berton vi è la stazione del Coordinamento Territoriale per l’Ambiente, ufficio del Corpo Forestale dello Stato deputato al servizio di sorveglianza nel Parco.
Nel territorio circostante inoltre è stata rilevata la presenza del re di quaglie, un uccello rarissimo e protetto da norme comunitarie, che giunge da noi in primavera per nidificare in ambiente prativo. Una comoda carrareccia si snoda attraverso l’esteso pianoro, con vista grandiosa sulle montagne. Dopo circa 20 minuti di cammino, la si lascia per imboccare sulla sinistra il percorso che ci riporterà in salita a Croce d’Aune (v. itinerario 5 – Camogne per la descrizione dettagliata).
APPROFONDIMENTO SU... Passato e presente sul Monte Avena
Fino agli anni ’50 sul Monte Avena si svolgeva un’intensa attività agro-silvo-pastorale. Negli ultimi decenni sono avvenuti altri importanti cambiamenti: il clima attuale, per esempio, non ci regala più le abbondanti nevicate di un tempo. A volte supportati dall’innevamento artificiale, gli impianti sciistici del Monte Avena continuano però a funzionare. Nel frattempo si sono aggiunte anche altre pratiche sportive, come il volo libero, con parapendio o deltaplano, favorito dalla particolare circolazione atmosferica della zona. Diffuso anche l’escursionismo, a piedi, in mountain-bike, che si serve della fitta rete di strade e sentieri; del resto lo storico itinerario dell’Alta Via n. 2, dopo aver attraversato gli affascinanti scenari delle Dolomiti, si conclude proprio a Croce d’Aune. L’auspicio è che crescano nuove forme di turismo, che portino i visitatori a contatto con l’ambiente e la cultura di questo territorio, compatibilmente con l’esigenza di tutelarne il grande valore naturalistico.