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Anello delle Zinge

L’itinerario inizia dalla chiesa di Norcen, dove ci sono alcuni posti macchina e un’area attrezzata per il pic-nic. Da qui si sale lungo la strada asfaltata, per imboccare dopo 20 metri la mulattiera che si stacca sulla destra.

Sul lato a valle ci accompagna una siepe di corniolo, acero campestre e frassino, mentre sul lato a monte, tra gli alberi sparsi, compare un sottobosco di pervinca. Più avanti il bosco, caratterizzato da belle piante di carpino bianco e nero, si estende a tutto il pendio, finché ad un certo punto si apre uno scorcio verso l’abitato di Norcen.

Dopo un tratto iniziale in leggera salita, il percorso procede in lieve discesa e le piante si fanno più robuste: tra tutte spicca sulla sinistra una grande quercia. Il lembo di bosco che segue è un ceduo, formato da gruppi di alberi uniti alla base, il che rivela tagli periodici ad opera dell’uomo. Raggiunto il canale dell’acquedotto, l’ambiente si fa più aperto e al margine del bosco compare il ginepro, cespuglio spinoso che ama i terreni aridi e assolati. Siamo in località Trugno, dove il paesaggio è formato da prati, alberi da frutto e campi, che certamente offrono cibo in abbondanza a diversi animali. Tra questi il picchio verde, che con un verso simile ad una sonora risata, sembra prendere in giro chi cerca di individuarlo nei suoi spostamenti.

Dopo aver apprezzato la vista sul dirimpettaio paese di Lamen, sulla conca feltrina e sulle Prealpi, imbocchiamo la strada in discesa, che costeggia una piccola incisione torrentizia, per poi condurre in breve a Norcen. È interessante osservare il muro a secco che delimita la strada: vi si riconoscono sassi di colore, dimensioni e provenienza differente, oltre che una sorprendente varietà di forme vegetali poco appariscenti, quali felci, muschi e licheni. Negli spazi tra una pietra e l’altra certamente si rifugiano lucertole, ragni, chiocciole e altri piccoli animali. Un comune manufatto rappresenta in realtà un ecosistema in miniatura, dove gli organismi viventi, il substrato roccioso e gli altri fattori ambientali, creano un insieme davvero peculiare. Poco oltre si giunge in paese, nei pressi di un’edicola in pietra intonacata intitolata alla Madonna della Salute.

Vale la pena compiere una brevissima deviazione verso sinistra per vedere Villa Norcen, la più antica esistente nel territorio pedavenese, oggi adibita a canonica. Dal capitello si arriva in pochi minuti alla piazzetta di Norcen, dalla quale si ritorna al punto di partenza, guidati dallo svettante campanile della chiesa.



APPROFONDIMENTO SU... Architettura rurale ed edifici sacri a Norcen

Norcen è un tipico esempio di insediamento rurale che ha conservato in parte la fisionomia originaria. Fino all’Ottocento le abitazioni erano coperte parte in scandole di legno e parte in coppi. La facciata era porticata, con una scala esterna che conduceva al piól (ballatoio) in legno. Qui venivano essiccati i prodotti agricoli e si aprivano le stanze da letto. Al pianoterra vi era la cucina con il larìn o la ritonda, nella quale un sedile di legno girava attorno al focolare. Annessi erano la cantina ed altri depositi e poco più in là la piccola stalla a volta (cuba) in cui veniva tenuto il bestiame nei mesi invernali; sopra vi era il fienile. Situata fuori dell’abitato a 510 m s.l.m., la chiesa di Norcen ha origini molto antiche. Una lastra, raffigurante un agnello e una colomba, è infatti murata nella parete est e risalirebbe all’VIII-IX secolo d.C.  A breve distanza dalla chiesa, è situato il complesso ottocentesco di Villa Vecellio, già proprietà dello storico feltrino Don Antonio. La residenza padronale è stata completamente restaurata, mentre alla fine del XIX secolo  venne realizzato l’attiguo oratorio dedicato al Beato Bernardino da Feltre, ove riposano l’offerente e sua madre.

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